Vincitore del Premio Lo schermo dell’arte Film Festival 2010 è il progetto Ladies and Gentlemen di Luca Bolognesi

La giuria, composta da Francesco Bernardelli, Bruno Di Marino e Silvia Lucchesi, ha deciso di premiare all’unanimità il progetto Ladies and Gentlemen di Luca Bolognesi “per l’attenzione con la quale l’artista ha affrontato temi di attualità quali quelli dell’ecologia, del surriscaldamento del pianeta, dell’inquinamento, dell’utilizzo sostenibile dell’energia atomica, attraverso lo studio degli scritti e delle teorie dello scienziato inglese James Lovelock, padre del Movimento Ecologista Globale.

Appare significativa la scelta operata dall’artista di sviluppare questi argomenti attraverso un formato atipico e ambizioso: quello del monologo recitato da un attore professionista, l’inglese Clive Riche, con l’intenzione di trasformarlo in un saggio originale nel quale il video è lo strumento per la messa in scena di idee e spunti saggistici e tematici”.

Luca Bolognesi ha ricevuto, nel corso della serata conclusiva del Festival all’Odeon Firenze svoltosi dal 22 al 25 novembre, il “Premio Lo schermo dell’arte Film Festival” consistente in 10.000 euro da utilizzare per la produzione del suo video.

Il video è stato presentato in prima italiana il 24 novembre 2011, nel corso della serata di chiusura della IV edizione dello Schermo dell’arte Film Festival.

Sir James Ephraim Lovelock è uno scienziato indipendente, il cui maggiore merito scientifico è la formulazione della teoria di Gaia, che dimostra il pianeta Terra quale unico superorganismo vivente. La questione del riscaldamento globale è vista come un pericolo imminente e inevitabile per la sopravvivenza della civiltà umana, la cui unica salvezza forse risiede nell’imparare quale sia il proprio ruolo sul pianeta e quali le risorse più efficaci alla propria sopravvivenza. Ladies and Gentlemen si propone quale documento divulgativo dei principali temi affrontati da Lovelock, interpretato da un attore in un monologo.

[box style=”1″]Luca Bolognesi (Ferrara 1978, vive e lavora a Milano).
Nel 2007 ha partecipato alla 10ma Biennale di Istanbul, al 14° Onufri Prize (National Gallery, Tirana) Nel 2008 è invitato al 37° Film Festival Rotterdam e al 1° Festival dell’ Arte Contemporanea di Faenza. Nel 2009 espone la sua prima mostra personale (Galleria CARprojects, Bologna) e partecipa a Video.it (Fondazione Merz, Torino), “Feed” (Fragmental Museum, New York), ed è selezionato per il Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Antonio Ratti di Como. Nel 2011 partecipa alla quinta edizione della Biennale di Praga.[/box]

 

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[accordion-item title=”> Intervista a Luca Bolognesi”]vincitore della prima edizione del Premio Lo schermo dell’arte Film Festival 2010

  • La motivazione della giura del Premio 2010 ha sottolineato la complessità e l’attualità del tuo soggetto e l’originalità del formato proposto. Puoi spiegarci come è nato l’interesse per lo scienziato James Lovelock e da quali esigenze tecniche e narrative è stata dettata la scelta del monologo per raccontare le sue teorie?

Il mio interesse verso il pensiero di James Lovelock è iniziato due anni e mezzo fa, mentre stavo documentando una piccola isola la cui particolarità è una vasta depressione nel terreno dove i gabbiani vanno a morire. Ho impiegato un anno per osservare e documentare questa sorta di cimitero dei gabbiani in tutte le sue trasformazioni e progressivamente mi sono accorto che esso non era semplicemente il luogo di morte che all’inizio mi era sembrato, ma che al contrario era un piccolo ecosistema e quindi un luogo vitale in grado di trasformarsi e rigenerarsi continuamente e autonomamente. In un certo senso stare sull’isola, cercando di filmarla, mi obbligava progressivamente a considerare tutto quello che la costituiva e la circondava come elementi inscindibili, e quindi ad allargare lo sguardo. L’isola diventò quindi l’osservatorio del sistema molto più grande e complesso che la comprendeva. Era come stare sulla cima di una montagna o a bordo di un aeroplano, dove si può intuire la curvatura dell’orizzonte e quindi il profilo del pianeta. 
Da quel momento in poi mentre lavoravo al montaggio del girato, ho cominciato a documentarmi circa gli studi scientifici sul pianeta e sono arrivato al pensiero di Lovelock, che non conoscevo. Vivevo a Londra in quel periodo e ricordo che continuai a cercare materiale, fino a quando, pochi mesi dopo, andai a una sua conferenza al Kings Place dove discuteva con Micheal Meacher e Crispin Tickell di estinzione di massa e biodiversità. Mi colpì la chiarezza e anche la relativa semplicità del suo pensiero, noto soprattutto a un pubblico specializzato; è da quel momento, che condividendo l’urgenza del tema trattato, è nato l’impulso a crearne un estratto per divulgarlo. 
Il formato che ho scelto segue in un certo senso un dettaglio del pensiero di Lovelock stesso, che suggerisce come l’essere umano, per la capacità di trasferire il proprio pensiero, sia il sistema nervoso del pianeta. In questa ottica, il mio ruolo in questo lavoro è quello di essere l’equivalente di una connessione nervosa, in modo tale che le parole dello scienziato possano arrivare inizialmente a un altro essere umano (l’attore), e successivamente ad altri (gli spettatori). Ho cercato di creare un documento il più vicino possibile all’ipotesi di un pianeta che parla di sé tramite un suo organo preposto. Ed è per questo motivo che ho creduto si dovesse trattare di un monologo.

  • Dove è stato girato il film? Puoi raccontarci qualcosa sul suo sviluppo, dal progetto alla realizzazione?

Come per il lavoro sull’isola, anche questo film è girato sul pianeta Terra e ogni dettaglio geografico è superfluo e riduttivo. Dopo aver raccolto la bibliografia di James Lovelock e averla letta ne ho selezionato i momenti salienti e ho costruito un discorso unitario senza alterare i contenuti dei testi originali. Ho inviato questo testo all’attore inglese Clive Riche, al quale avevo già anticipato l’idea e sono andato a incontrarlo per discutere come doveva risultare il personaggio e quali sarebbero stati i toni del monologo. Mi sono poi occupato della ricerca delle location adatte e di tracciare la bozza di uno shooting script oltre a individuare il periodo migliore per le riprese all’aperto. Ho prima effettuato dei test audio e video nelle location scelte e poi sono passato alle riprese vere e proprie e all’editing finale.
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