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Lo schermo dell’arte presenta una selezione di quattro film d’artista presso il Cinema Dynamo del Centre d’Art Contemporain Genève il giorno 7 marzo 2017 dalle ore 19:00

FILM IN PROGRAMMA

A Brief Story of Princess X

di Gabriel Abrantes
Portogallo, Francia, Regno Unito, 2016, 7′

L’eccentrica e altezzosa principessa Marie Bonaparte (1882-1962), pronipote di Napoleone, fu scrittrice, psicoanalista e pioniera della libertà sessuale. Nel 1905 Sigmund Freud, di cui Marie fu allieva e del quale tradusse in francese l’opera, asseriva che l’orgasmo femminile derivasse dall’atto di penetrazione. Marie, invece, per niente persuasa da tali affermazioni e delusa dalla propria esperienza personale, teorizzò che esso fosse dovuto alla distanza che intercorre tra clitoride e vagina. Fermamente convinta della sua teoria, la principessa decise di sottoporsi a due operazioni chirurgiche al fine di raggiungere la propria soddisfazione. La vicenda è narrata e custodita nella storia dell’esecuzione dell’opera Principess X (1916) di Costantin Brâncuși. Il noto scultore dopo aver dedicato cinque anni al ritratto della committente Marie, distrusse l’opera Woman Looking in a Mirror (1909), trasformandola in una testa ovoidale leggermente inclinata e dal collo lungo che termina in un busto pieno, dall’ambiguo significato: una sinuosa forma fallica in bronzo specchiante. Ma tale trasformazione fu dovuta ad una sottile ironia dello scultore o ad una incomprensione tra la Principessa e il suo esecutore? Provocante e urticante il film di Gabriel Abrantes, voice-over della narrazione, dialoga ironizzando sulla storia di Princess X attenendosi fedelmente a fatti realmente accaduti.

Black Code/Code Noir

di Louis Henderson
Regno Unito, Francia, 2015, 21′

L’immagine di una pagina dei Black Codes, l’insieme delle leggi che a partire dal 1876 portarono alla segregazione razziale nel Sud America, è il punto di partenza su cui Henderson costruisce questa sua meditazione sul razzismo contemporaneo. Da sempre il regista nei suoi lavori indaga i rapporti che vigono tra la società e le nuove forme di colonialismo. Il film mostra in un rapido montaggio le immagini della rivoluzione di Haiti, primo stato americano ad ottenere l’indipendenza della gens de couleur, i protocolli di sicurezza della polizia americana moderna, l’uccisione, senza apparente motivo, di due afroamericani, Michael Brown e Powell Kajieme, assassinati per strada rispettivamente a Ferguson e St. Louis (Missouri) da agenti di polizia nel 2014. Il film si concentra in particolare sull’aspra reazione che si riversò su internet da parte della comunità nera, e su come emerga dalle pagine del web il sentimento di unità delle popolazioni afro-americane. Montando video registrati su smartphone e materiali di archivio, e facendo riferimento ai grandi raduni sulle piazze telematiche del web, il regista fornisce l’accesso ai fatti storici che hanno segnato la vita degli afro-americani, su cui riecheggiano le parole di Malcom X e la rievocazione del pensiero animista dell’indipendenza haitiana.

In Waking Hours

di Sarah Vanagt
Katrien Vanagt, Belgio 2015, 18 ‘

La studiosa Katrien Vanagt compie un esperimento ottico ripreso da un antico trattato di medicina e trasforma la cucina di casa sua a Bruxelles in una camera oscura, alla presenza vigile e gioiosa dei suoi bambini che ne prendono parte. La filmmaker Sarah Vanagt registra le fasi di questa esperienza in cui Katrien, seguendo le istruzioni del libro, adopera l’occhio di una mucca appena deceduta e rimuovendo la membrana del nervo ottico, la utilizza come una lente attraverso la quale guardare gli oggetti del mondo. Il film è un meraviglioso viaggio nelle forme e nei colori della natura che, osservati attraverso la lente, si materializzano al nostro cospetto come le immagini di un quadro. Il medium dell’occhio della mucca diventa in tal modo lo stesso strumento fornito allo spettatore per guardare attraverso la macchina da presa, assottigliando così la distanza tra finzione e reale.

Common Assembly: Deterritorializing the Palestinian Parliament

di DAAR
Palestina 2011, 14′

DAAR (Decolonizing Architecture Art Residency) illustra in questo video una riflessione sull’edificio destinato nel 1996 ad essere sede del Parlamento palestinese (mai utilizzato) nei dintorni di Gerusalemme. La scoperta dell’effettiva ubicazione geografica dell’immobile sulla mappa rappresenta l’inizio di uno studio trasversale del collettivo sugli spazi deputati alla partecipazione politica, che devono essere in grado di comprendere e rappresentare la condizione di extraterritorialità geografica, politica e sociale di una comunità. All’interno dello stesso edificio oggi abbandonato, l’atto della ricostruzione della linea di confine tra i territori geografici israeliani e palestinesi marca un preciso non-luogo. Il conseguente passaggio dallo spazio cartografico a quello reale trova così ripercussione in termini materiali e, più generalmente, identitari della comunità, che diventa metafora di una condizione storica ed esistenziale di sospensione e profonda incertezza: l’apparente sottile linea rossa tracciata sulle carte geografiche si trasforma così in un luogo reale dal forte impatto visivo ed estetico, trasformandosi in vero e proprio concetto spaziale.

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